Dal reading a La Cantinella di Salerno con la voce di Santa de Santis.
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IL PIANOFORTE E LA VIOLA
La casa era finalmente vuota.
Le dita avevano il desiderio di appoggiarsi sugli ottantotto tasti che da sempre rappresentavano il suo rifugio.
Ritrae lo sgabello verso la tastiera e posa le sue mani sul compagno di sempre, un Bosendorfer imperial.
Dal nero pianoforte a coda prendono il volo le prime note.
Un dolcissimo piacere scaccia via tutti i tormenti e le inquietudini occupando uno spazio sempre più intimo.
Le mani scivolano lungo la tastiera quasi a rincorrere e scegliere le note più adatte, più pregiate.
È un sogno.
Nel grande salone tutto è immobile. Solo una leggera brezza muove delicatamente la tenda lasciando entrare il profumo della primavera e quindi l’evidenza del reale, del mondo fuori.
Sarebbe un errore fatale dimenticarsene.
Ma lui continua a suonare cercando, per qualche minuto, di scappare via dalle effimere certezze della vita.
Ma quella sera il vento aveva portato anche qualcosa di altro nella stanza.
Il suono di una viola.
Da qualche altra parte c’era qualcuno che provava le stesse paure, le stesse angosce trovando riparo tra le corde di una viola così come lui nei tasti di un pianoforte.
Unione perfetta.
Improvvisamente i colori diventano sfumati.
Un velo trasparente viene appoggiato sul mondo ammorbidendone i contorni.
La ballata prende vigore e diventa sempre più incalzante, sembra quasi che le note anticipino il movimento delle dita.
La viola è lì. Segue il suo compagno.
Una goccia di sudore scivola lungo il viso.
Non riesce più a controllare il suo corpo che ondeggia furiosamente sulla tastiera.
È sfinito, si alza dallo sgabello senza staccare le dita dalla tastiera. Continua a suonare fino a quando capisce che non è più lui a dominare le note.
Confuso si stacca dal suo piano.
Fissa i tasti che privi della loro naturale guida continuano a riempire l’aria di incanto.
Il pianoforte suonava da solo.
Intanto il suono della viola era diventato sempre più impertinente.
Sembrava stesse giocando con il pianoforte.
Seduto sullo sgabello e con le braccia dolenti il pianista ascoltava stupito quel magico duetto.
Le note dei due strumenti danzavano armoniosamente.
C’erano momenti in cui era il piano a prendere la scena lasciando subito dopo che fosse la viola con un assolo ad essere al centro.
Ma la forza, quella vera l’acquistavano suonando insieme in un tenero abbraccio di note.
Facevano l’amore.
Vorrei provare a vivere l’amore come la musica.
Sostituire le parole e le carezze con i suoni.
Con i gesti e le sentenze rischiamo di avvelenare l’onestà di questo sentimento.
Vorrei dire tutto in musica perché le note, ne sono certo, arrivano sicuramente al cuore.
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