Dal reading a La Cantinella di Salerno con la voce di Santa de Santis.
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L’ALBERO E L’OMBRELLINO ROSSO
Un giorno ventoso un piccolo ombrellino rosso fu spazzato via dalle fragili mani della sua padroncina.
Vola, Vola, Vola…
si ritrovò nel bel mezzo di un campo con al centro un albero maestoso.
Sotto di esso il piccolo ombrellino rosso si sentiva al sicuro fino a quando un altro ruggito di vento lo fece volare ed impigliare nei contorti rami dell’albero.
«Ehi, che ci fai qui?» tuonò forte
«Vola via immediatamente, mi rovini i rami».
«Non posso, non ci riesco» rispose l’ombrellino
«Sono incastrato, e poi è il vento che mi ha portato qui».
«Non voglio sentire storie» bofonchiò l’albero
«i miei poveri rami si spezzeranno sotto il tuo peso».
«Dobbiamo sperare nella prossima folata di vento» ansimò l’ombrellino
«ce la metterò tutta, vedrai»
Ma la speranza dei due fu subito vanificata da uno splendido sole che si levò alto nel cielo.
«Ops» esclamò l’ombrellino rosso
«e adesso?»
«non so» rispose l’albero
«dobbiamo aspettare che si alzi di nuovo il vento»
Nel frattempo il ramoscello che godeva del riparo dell’ombrellino sembrava diverso dagli altri, più piccolino, più fragile.
L’ombrellino gli chiese cosa avesse e soprattutto se la sua ombra gli stava creando fastidio.
E il ramoscello rispose :
«Caro amico la tua foggia mi copre e mi da sollievo, mi ripara dagli altri rami che essendo più forti e robusti di me tentano di schiacciarmi»
«Grazie» concluse il piccolo ramo.
Intanto erano passati già diversi giorni e quella convivenza forzata aveva tutta l’aria che sarebbe durata ancora per tanto.
L’albero si era abituato all’ingombrante presenza e sentiva crescere in lui una strana forza.
Anche l’ombrellino cominciava a vedere la cose secondo un’altra prospettiva.
Stavano bene insieme.
Un bel giorno però ritornarono i nuvoloni.
Una tempesta si abbattè sul campo.
Venti che mai avevano soffiato con quella forza cominciarono a trascinarsi tutto con se.
L’ombrellino era impaurito e preoccupato di dove il destino questa volta l’avrebbe condotto.
L’albero disse: «non preoccuparti!»
«ti proteggerò io con i miei mille rami, non lascerò che il vento ti porti via».
Ma il vento era troppo forte ed i rami cominciarono a cedere uno dopo l’altro.
Tranne uno.
Il ramoscello che un tempo era piccolo e debole era diventato forte, possente e non si piegava alla furia del vento.
Infatti con la sua forza riuscì a trattenere il piccolo ombrellino rosso.
La tempesta cessò.
Tutto intorno al grande albero non c’erano altro che distese di rami spezzati e la folta chioma era ormai un vecchio e lontano ricordo.
Resisteva solo un grande ramo con sopra un piccolo ombrellino rosso.
Si erano difesi.
L’ombrellino aveva fatto crescere il ramo che con la sua forza lo aveva difeso e trattenuto a sé.
Quella strana coppia aveva funzionato.
Passarono i giorni.
Arrivò la primavera e l’albero cominciò a fiorire.
Purtroppo l’ombra del piccolo oggetto non permetteva al grande ramo di ricevere la giusta dose di luce e quindi ai fiori di germogliare.
Al grande ramo non interessava ma all’ombrellino si.
Doveva completare la sua opera.
Così un giorno disse al ramo:
«È ora che io vada e che tu inizi la tua nuova vita».
«Nooo» rispose il ramo
«quello che sono lo devo a te, solo a te».
«Quello che sarai vuoi dire»
«Oggi non sei altro che un ramo spoglio»
«Un giorno vorrai dei fiori, vorrai sentire il profumo di essi, il profumo di una nuova vita e con me che ti faccio ombra non riuscirai mai»
L’ombrellino si accorse di avere una forza che non sapeva e con un movimento fulmineo riuscì a staccarsi dal ramo.
«Nooo, non mi lasciare» urlò disperato il ramo.
In quello stesso istante un alito di vento portò via l’ombrellino e di lui non si seppe più nulla.
Il ramo, invece, ospitò tanti fiori e fu la gioia di tanti occhi.
Nel suo cuore, però, rimaneva il ricordo di un piccolo ombrellino rosso che l’aveva aiutato a crescere.
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